Il segmento più importante in Sardegna è il balneare, che tuttavia è fruibile solo nei mesi estivi per limitazioni legate alle condizioni metereologiche e alla temperatura dell’acqua. Cerchiamo allora di capire quali sono le alternative spendibili nel “fuori stagione” o, più semplicemente, a margine dei mesi estivi. Grazie al patrimonio artistico, storico e culturale dell’isola, le attrazioni fruibili all’aria aperta, così come al chiuso, non mancano per intercettare la domanda di un turismo alternativo, più interessato magari alle tradizioni e alla cultura del posto.
Alcuni ragionamenti sul turismo alternativo assieme agli esponenti e ricercatori di alcuni siti d’interesse nell’isola.
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Turismo alternativo, quali sono i limiti?
Il turismo alternativo al classico turismo balneare in Sardegna può costituire un’importante risorsa per il territorio, allo scopo di destagionalizzare i flussi turistici nel mercato sardo. Tuttavia, spesso, è il popolo sardo stesso che evita di uscire dalla “comfort zone” e provare a promuovere la destinazione Sardegna fuori stagione. Che si tratti di un limite dettato dalla pigrizia, o semplicemente dalla mancanza di strategia e visione, il primo passo da fare è quello di conoscere meglio il territorio. Una conoscenza approfondita che deve partire dagli stessi locali, secondo Marcello Carlotti, antropologo di Tribal Networking (leggi qui la sua intervista).
Siamo solo noi, abitanti di quest’isola, a crearci delle gabbie limitanti e ad agire come criceti sulla ruota. È chiaro che, laddove riuscissimo a sottrarci all’incantesimo estivo-balneare, si aprirebbe uno scenario socio-economico, ma anche culturale, totalmente diverso…
Marcello Carlotti, Tribal Networking
Per rimediare alla scarsa conoscenza del territorio, una possibile soluzione potrebbe essere quella di “raccontare il territorio, con tecniche di storytelling, che invoglino il turista a saperne di più, con la collaborazione di tutti, e soprattutto rendendo consapevoli tutti gli attori locali delle potenzialità turistiche del territorio”. Come sostiene Maria Paolucci, studentessa in Destination Management ed ex allieva dell’EGST di Oristano.
Le Miniere del Sulcis-Iglesiente per il Turismo alternativo in Sardegna
Per poter promuovere la Sardegna nei mesi fuori stagione, bisogna considerare quali siti potrebbero offrire esperienze alternative tutto l’anno. Ovviamente le possibilità ci sono, ma sono presenti alcuni problemi strutturali.
Ad esempio, Maria ha monitorato negli ultimi anni l’indice di gradimento dei visitatori della Miniera di Masua (Porto Flavia) e San Giovanni (Grotta di Santa Barbara), per capire se i siti possano essere un attrattore per il territorio, anche fuori stagione.
Leggi l’intervista completa a Maria Paolucci qui.
Innanzitutto il dato di partenza, dai 359 questionari raccolti da Maria sul campo, è risultato che il 53% dei visitatori delle miniere era residente in Sardegna, solo il 3% straniero e, il restante campione, di provenienza italiana, non residente in Sardegna. A riprova del fatto che queste attrazioni sono ancora poco conosciute all’esterno. Per quanto riguarda invece la tipologia di viaggio, il 37% di questi viaggi per visitare i siti minerari si trattava di un’escursione in giornata, senza pernottamento. Tra chi pernottava, il 7% era ospite di amici e parenti, l’11% alloggiava in appartamenti privati, l’8% in B&B, il 6% in Hotel, il 2% in camping e l’1% in agriturismo.
L’analisi ha rilevato anche il livello di soddisfazione post visita a questi siti di questi turismo alternativo. Il grafico qui sotto mostra i risultati dell’indagine svolta, dalla quale sono emerse alcune criticità. Aiuterebbero infatti a migliorare la conoscenza e fruizione del posto, una promozione più efficace, un orario di visita più esteso, un punto ristoro interno.
Parco dell’Asinara, un futuro nel turismo alternativo?
Pierpaolo Congiatu, direttore del Parco Nazionale dell’Asinara dal 2015, ci permette di riflettere sulle bellezze della Sardegna soprattutto fuori stagione. Il parco dell’Asinara rappresenta una meta ambita per il turismo alternativo in Sardegna, soprattutto sostenibile (leggi le definizioni di turismo sostenibile), occupandosi principalmente di protezione del territorio, richiama a sé quei turisti interessati all’aspetto ambientale e culturale.
Leggi l’intervista completa al direttore del parco nazionale dell’Asinara.
L’isola dell’Asinara è uno dei luoghi più affascinanti della Sardegna e, probabilmente, tra i posti meno antropizzati d’Europa (arriva alle dimensioni di Ischia e Capri messe insieme). Tranquillo borgo di pescatori e allevatori liguro-sardi e corsi fino al XIX secolo, si trasformò colonia penale nel 1885, poi diventò campo di concentramento per prigionieri di guerra, successivamente un lazzaretto, poi di nuovo carcere di massima sicurezza. 114 anni di storia carceraria che arriva fino agli anni di piombo italiani. Nel carcere dell’asinara di Cala Oliva venivano rinchiusi i membri delle brigate e i carcerati più temibili sottoposti alla 41-bis, il regime più duro. Nel ’99 è stata riaperta al pubblico e dal ’97 è gestita e protetta dal Parco nazionale dell’Asinara che ha come obiettivo quello di salvaguardare l’eccezionale patrimonio naturalistico e faunistico dell’isola, frutto di decenni di isolamento e non antropizzazione.
Sento parlare di turismo all’Asinara da tantissimo tempo… – spiega Congiatu – tuttavia non è l’obiettivo dei parchi Nazionali, che hanno come primario compito quello della conservazione dell’equilibrio naturale dei luoghi per preservare elementi che, altrimenti, prenderebbero un’altra direzione. Però non si può pensare che siamo qui a bloccare qualsiasi iniziativa di carattere turistico! I sardi stessi devono iniziarlo a considerare un’opportunità, spesso non è così.
Pierpaolo Congiatu, direttore Parco Nazionale dell’Asinara
Secondo Congiatu, la mission primaria dell’Ente non deve quindi essere un limite all’intraprendenza imprenditoriale nel turismo, ma anzi un’opportunità di un territorio, con la sua flora e fauna, ben preservato per il futuro dove, solo qui, sarà possibile osservare alcune specie.
I segnali dell’appeal turistico del parco sono più che incoraggianti. Nonostante l’Asinara non sia strutturata per accogliere i turisti (esiste un solo ostello), la crescita dei visitatori in giornata è stata esponenziale dalla sua apertura alle visite ad oggi, arrivando alle 100 mila unità nel 2017. Tuttavia il flusso è concentrato solo nei mesi estivi, a causa della scarsa presenza di turisti in Sardegna nei mesi fuori stagione. La domanda turistica per l’isola dell’Asinara proviene per il 70% dall’Italia, il restante 20% dalla Sardegna e solo un 10% dall’estero, per lo più francese.
Saline Conti Vecchi, unico sito industriale ancora attivo
Un altro luogo interessante dal punto di vista naturalistico ma anche culturale, sono le Saline Conti Vecchi a Cagliari, facente parte del Fondo Ambiente Italiano (FAI), unico in Italia perché si tratta di un sito industriale ancora attivo.
Francesca Caldara, responsabile della gestione del sito, ci dice che, in meno di un anno dalla sua apertura, ha generato 17.550 visitatori tra giugno 2017 e aprile 2018, di cui 6.580 studenti.
Il sito è fruibile quasi tutto l’anno da marzo a gennaio.
Leggi delle strategie di riconversione da industriale a turistico del sito delle saline di Conti Vecchi, per voce della responsabile del sito del FAI, Francesca Caldara.
In conclusione possiamo dire che promuovere la Sardegna tutto l’anno è possibile, ma affinchè avvenga deve mancare quel sentimento di individualismo e deve emergere la collaborazione, che potrebbe diventare la chiave del successo di un turismo sostenibile, responsabile e soprattutto destagionalizzato.
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