Per capire ancora meglio il prodotto alberghiero in Sardegna, che da solo determina il 52% dei posti letto dell’isola e quindi caratterizza fortemente il modello di ospitalità sarda, abbiamo approfondito l’argomento con due esperti, Paolo Manca, presidente di Federalberghi Sardegna e Luca Usai, dottorando di ricerca del dipartimento di Scienze economiche ed aziendali dell’Università di Cagliari .
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L’offerta ricettiva in Sardegna interessa i mercati
Paolo Manca, imprenditore e presidente di Federalberghi spiega che il 40% delle strutture alberghiere si può collegare a catene, circa 40 mila posti letto su 110 mila totali. Il resto dell’offerta si polverizza in una miriade di alberghi autonomi sotto il profilo della proprietà.
Un trend, quello delle catene e relativi investimenti, in continua crescita. Gli alberghi sardi godono, infatti, di grande attrattività nei mercati, complice un elevato standard qualitativo. L’offerta alberghiera sarda si posiziona su una media di 4- 5 stelle. Nel resto d’Italia invece, mediamente gli alberghi sono 3 stelle. Un elevato standard che garantisce ricavi medi elevatissimi concentrati in 4-5 mesi l’anno. E naturalmente, anche la dimensione ha il suo peso: la Sardegna ha il primato in Italia con una dimensione media di 55 camere e 110 posti letto circa, contro 30 camere e 60 posti letto secondo il dato medio italiano.
Catene alberghiere in Sardegna, il 92% sono italiane, soprattutto sarde
Luca Usai, dottorando del Dipartimento di Scienze Economiche dell’Università di Cagliari, curatore del rapporto Horwath per l’Italia “Hotels and Chains 2019” (scarica il report), riferisce della presenza in Sardegna di due diverse tipologie di business dell’offerta ricettiva.
Una relativa alle catene o a gruppi nazionali ed esteri, ma più spesso sarde (Iti Hotels o Delphina, per esempio), che investono nel territorio. L’altro legato, invece, ad investimenti immobiliari gestiti poi da catene nazionali (Giorgio Mazzella Group) e straniere (Accorhotels e Falkensteiner, per esempio).
Le principali catene alberghiere per numero di camere e posti letto sono sarde: la Iti Hotels con 4502 camere, il gruppo Studio Vacanze di Budoni con 1836, Deplhina con 1527 camere, Giorgio Mazzella Group con 1510 camere. Segue nella top 10 hotel chains Sardegna, la prima catena non locale, il club Esse di Roma con 1210 camere in Sardegna, la siciliana Aeroviaggi SpA con 1030, il gruppo torinese Alpitour con 903 camere, la trevisana Geturhotels con 839, la bresciana Blu Hotels con 677 camere nell’isola, infine la milanese Grandi Viaggi con 664 camere.
Tra i gruppi stranieri, per capienza, la Accorhotels con 393 camere, la Marriott International con 367 e la Tui con 305 stanze.
l gruppi presenti in Sardegna sono per lo più nazionali (92%) e solo l’8% stranieri e le strutture sono dislocate prevalentemente nel nord, e nel sud della Sardegna, concentrazione dovuta anche alla presenza delle infrastrutture legate ai trasporti (porti e aeroporti) che rendono più redditizio l’investimento.
Mentre i territori dell’oristanese e dell’Ogliastra pagano una forte carenza di strutture ricettive e posti letto.
La destinazione Sardegna, se da una parte non sembra attrarre ulteriori investimenti di catena, rimasti praticamente stabili dal 2016 ad oggi, dall’altra genera, per le catene stesse operanti nel territorio, un fatturato complessivo in crescita negli ultimi che è passato dai 109,731,150 milioni di € nel 2013 a 155,660,094€ nel 2017 (+41%).
Le difficoltà di gestione operativa delle imprese alberghiere
Da un lato la dimensione media elevata e gli elevati ricavi medi favoriscono la presenza crescente in Sardegna di grandi catene nazionali ed internazionali. La stagionalità della domanda ha però delle difficoltà di gestione operativa delle imprese alberghiere, per definizione caratterizzate da elevati costi fissi (209 posti letto in media per un 4* in Sardegna, ben al di sopra dei 134 posti letto in Italia), che scoraggiano l’acquisizione diretta (la proprietà) delle strutture da parte di grandi catene internazionali.
Le catene presenti in Sardegna sono, infatti, legate da contratti di management contract, franchising o leasing della durata di 3-4 anni. Una durata piuttosto breve fortemente legata ad uno scenario che evidentemente viene percepito come troppo incerto, riferisce Luca Usai.
Un prodotto di qualità, sicuramente superiore alla media italiana, ma ancora troppo generalista e come tale venduto attraverso canali altrettanto generalisti.
Paolo Manca, presidente Federalberghi Sardegna
Paolo Manca evidenzia come il prodotto sardo sia venduto per l’80% attraverso intermediari come un prodotto assolutamente indistinto e poco caratteristico. Sottolinea anche come ci sia circa il 30% dei repeaters che acquista attraverso intermediari. Un paradosso che in realtà rivela come ci sia una scarsa capacità o volontà da parte degli operatori di creare canali diretti di vendita con il turista.
Ti sei perso questa puntata di AperiTurismo sulle catene alberghiere in Sardegna e sull’attrattività del mercato sardo per le stesse?
Nessun problema, riavvolgi il nastro e guardati il video qui sotto:
Foto Copertina: Veduta dall’alto del Falkensteiner Capo Boi Resort, Foto Falkensteiner Capo Boi Resort
2 commento
Ciao Giulia.
Avrei una domanda da porre: siamo in grado di calcolare a quanto ammonta il valore della quota di IVA che la Sardegna matura per via della presenza di questi gruppi che operano in Sardegna?
Grazie e ti auguro buona domenica
Sandro Usai
Ciao Sandro, scusa della risposta tardiva.
Luca ci dice che non è possibile stabilire una tassazione fissa, perché ognuno segue le sue agevolazioni e i suoi regimi.