La tipicità in Sardegna è una caratteristica molto presente anche nel paesaggio. Secondo Maurizio Mainas, ingegnere e direttore tecnico GAL Marmilla, è ricollegabile agli edifici e alle architetture. Se chiudessimo gli occhi, però, quale forma architettonica assumerebbe, o potrebbe assumere, nell’immaginario collettivo un hotel o una piccola struttura in Sardegna? Tutto ciò anche considerato il fatto, che la tipicità sembra non emergere agli occhi dei visitatori (vedi la ricerca della Travel Appeal).
Possiamo considerare tipico e riconoscibile un cuile (o pinettu), antica dimora dei pastori barbaricini, tipicamente circolari che ricordano i nuraghi. Oppure una casa campidanese in terracruda. O ancora uno stazzo gallurese dalla pietra granitica a vista, una casa signorile di un tempo con una corte interna?
E ancora, una volta individuato il recupero architettonico più rappresentativo di un territorio, come fare per renderlo accessibile, vissuto nella contemporaneità e riconoscibile?
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L’architettura specchio della tipicità
Mainas, esperto anche di recupero dei centri storici, tratta quindi di autenticità in ottica di movimento e trasformazione. Se da una parte per l’ingegnere la tipicità è collegata alla costruzione o al recupero di elementi che possono portare in maniera autentica le caratteristiche del patrimonio tradizionale sardo, dall’altra bisogna reinterpretare il tutto in modo contemporaneo, mediante la valorizzazione e la narrazione.
Il turista deve interpretare le caratteristiche più vere dell’edificio. Infatti l’architettura a suo avviso dovrebbe diventare una scienza sociale. Dovrebbe anche raccontare alle persone che le percezioni non sono quelle narrazioni antiche ma che il mondo si muove secondo termini di cambiamento e trasformazione.
Tipicità e dell’accoglienza secondo Francesca Ledda
Il pensiero di Mainas si riflette nel progetto di Francesca Ledda, dove la tradizione è un’ispirazione da cui partire, ma sopratutto è valorizzazione di prodotti e materiali locali, risorse e talenti del territorio, il tutto all’insegna della sostenibilità.
Francesca è una giovane ragazza, la prova vivente che oggi la tipicità in Sardegna cambia con i giovani che introducono nuove tecnologie nei lavori tradizionali. Insieme a suo marito Juan Carlos, ha costruito da zero l’agriturismo “Is Cheas” a San Vero Milis. L’edificio è stato costruito in un terreno sperduto, che è diventato una struttura abbastanza importante nel circondario.
La struttura è stata creata dando una forte importanza a tutti gli elementi tipici e identitari del nostro territorio, offrendo un qualcosa di unico e allettante per i turisti, ma nel contempo con forte contaminazione delle terre andine di suo marito, originario dell’Ecuador. E proprio di contaminazione si parlava anche nel panel di riflessioni sugli archetipi dell’ospitalità sarda (leggi qui).
L’agriturismo Is Cheas è stato creato passo passo con tanto impegno e sacrificio, racconta Francesca, ed è stato difficile trovare le giuste professionalità nel percorso.
Oggi l’azienda lavora quasi del tutto attraverso i sistemi di energia sostenibile e biomassa, hanno un sistema di depurazione delle acque. Le strutture costruite, sono compatibili, e riprendono la forma tradizionale delle casette di campagna sarde costruite con materiali locali e di recupero trovati anche nell’area cui hanno edificato l’agriturismo, come le pietre in basalto. Inoltre sono stati utilizzati diversi materiali eco sostenibili quali la lana di pecora sarda come isolante acustico creato in Sardegna e utilizzato anche all’estero. La cosa interessante è che nella costruzione dell’agriturismo c’è stata una contaminazione in parte della loro cultura e in parte della cultura dei professionisti che li hanno aiutati a realizzare questo progetto.
Leggi l’intervista a Francesca Ledda qui e al progetto di Is Cheas.
Santu Lussurgiu, comune del primo albergo diffuso in Sardegna
Un’innovazione interna in questo campo è stata messa in atto dal sindaco del Comune di Santu Lussurgiu, Diego Loi. Attraverso innovazione e collaborazione il Comune di Santu Lussurgiu è riuscito a modificare la propria situazione di spopolamento (2372 abitanti). Sono state messe in atto delle misure di sviluppo in campo turistico per incentivare l’accoglienza tipica e diffusa. Proprio qui nasce il primo albergo diffuso certificato in Sardegna, Sas Benas, che ha poi portato all’espansione del concept anche per altre realtà. L’esempio più virtuoso è quello della Dimora del Gruccione (leggi il blogpost che racconta il concept di ospitalità diffusa).
Quello che è successo a Santu Lussurgiu è il progetto pubblico-privato di riqualificazione dell’abitato storico più rilevante degli ultimi 25 anni. Questo tipo di ospitalità è diventata il costrutto identitario del Paese ed ha avuto un impatto reale nell’economia del territorio.
Diego Loi, Sindaco di Santu Lussurgiu
Tipicità nel lusso dei Boutique Hotels
E se da una parte al riqualificazione riparte proprio dai piccoli comuni in via di spopolamento, dall’altra esistono dei piccoli hotel destinazione in Sardegna, molto amati e fortemente identitari. In questi Hotel, il turista prevalentemente straniero, ha il piacere di soggiornare e staccare la spina. E’ il caso dell’Hotel Lucrezia di Riola Sardo, il Domu Antiga di Gergei, lo Stazzu Lu Ciaccaru di Arzachena, Hotel Su Lithu di Bitti e Corte Fiorita di Bosa, solo per citarne alcuni.
Un percorso quasi naturale, indipendentemente dalla stagione balneare o dalla vicinanza ai centri abitati o alla movida, raccolto nel progetto Boutique Sardinia di Fabrizio Olla, consulente alberghiero. Olla, per diversi anni ha lavorato a l’Agnata di Fabrizio De André portandolo da semplice agriturismo a dimora di charme. Ci svela cosa rende questi posti così magici.
Qui la gente viene per i silenzi, la storia, il buon cibo e il vino. Una vacanza contemplativa dove il vero lusso diventa quello di riguadagnare il proprio tempo.
Fabrizio Olla, Boutique Sardinia
Leggi l’intervista completa a Fabrizio Olla, Boutique Sardegna e Fanny Hotel.
La Sardegna, un modello di lusso superato
In questo nuovo scenario, il lusso per come lo conosciamo noi, sul modello Costa Smeralda, è profondamente cambiato.
Secondo Marco Frare, Group Director of Marketing & Communications at RAK Hospitality Holding LLC, da dieci anni residente negli Emirati Arabi, il lusso non è più uno status o un punto di arrivo. E’ invece “la possibilità di poter personalizzare il proprio prodotto”, sul modello Chiara Ferragni, etc…
E su questo punto, quello sardo, sembra essere un modello di lusso superato, non supportato dalla capacità di fare brand e dal buon gusto generale. La ricetta? Rompere gli schemi, ripartire da zero, provocare per riscoprire la bellezza.
Marco Frare, Group Director of Marketing & Communications at RAK Hospitality Holding LLC
Tutte le sedie di plastica dovrebbero essere abolite nei centri storici o nelle spiagge, dovremmo creare un movimento #demoliamoilbrutto per ripartire da zero, dalla natura e preservare il territorio.
Ernst Junger, filosofo tedesco innamorato della Sardegna, raccontava l’isola come il posto in cui “ ancora possibile dormire un sonno leggero tra gli attimi della temporalità”.
“Noi non abbiamo più questa Sardegna, ci mancano gli atomi della temporalità”,
Marco Frare, Group Director of Marketing & Communications at RAK Hospitality Holding LLC
Ti sei perso quest’appuntamento di AperiTurismo sulla Tipicità in Sardegna, nell’architettura e nell’ospitalità?
Riavvolgi il nastro qui sotto:
Foto Copertina: Is Cheas, San Vero Milis | Foto Is Cheas