Testa dei giganti di Monteprama, Cagliari e Cabras | Il Turismo Culturale in Sardegna

Quanto vale il Turismo Culturale in Sardegna?

Musei, mostre, storia, tradizioni: il turista oggi ricerca un modo più completo e appagante di trascorrere le vacanze in Sardegna, per immergersi nella nostra cultura, comprenderla e viverla. Nel post-Covid-19 i siti all’aperto archeologici saranno i favoriti.
Total
1
Shares

Già nel 2015, mentre lavoravamo con la mia agenzia di comunicazione a Sardegna Turismo, portale di promozione regionale, rilevammo che la motivazione culturale era la più cliccata dal campione di utenti selezionati.

Infatti, la necessità dei turisti di scoprire i luoghi che ci riconciliano con la natura e con le culture locali negli anni sta crescendo in termini di domanda turistica. E in questa delicata fase post lockdown nell’era Covid-19, il turismo culturale, in particolare quello archeologico, potrebbe essere strategico per la ripresa.

Ci siamo però posti una domanda che va oltre le contingenze: relativamente alla Sardegna, possiamo definire questo trend crescente effettivamente come turismo culturale, ovvero espressione di un interesse alimentato da un prodotto turistico ben riconoscibile e definito?

L’offerta per il turismo culturale in Sardegna

La Sardegna ha tantissimi luoghi della cultura, come musei, siti archeologici, mostre e monumenti capaci di mostrare la profondità della nostra cultura millenaria. Questi rappresentano la base attrattiva per poter pensare di proporci come destinazione per il turismo culturale (alcuni dati nel precedente articolo).

I numeri

Mappa dei siti culturali in Sardegna | Il Turismo Culturale in Sardegna

I 75 principali siti di interesse culturale in Sardegna, tra musei e siti archeologici, hanno ricevuto nel 2017 circa 17 milioni di € in finanziamenti. Cifra che, nel 2018, è salita a 18 milioni, per la gestione e valorizzazione dei musei e attività collaterali. A questo, sempre nel 2018, si aggiungono 8,4 milioni di € come piano straordinario per intervenire su 76 siti archeologici.

A fronte di questi finanziamenti, si sono contati nel 2017 più di un milione di presenze, di cui l’83% di visitatori paganti e il 17% di visitatori ad ingresso gratuito.

Stimando un ricavo medio di 5 € a biglietto e moltiplicandolo per il numero dei visitatori paganti, possiamo immaginare un fatturato complessivo di più di 5 milioni di €. Questa cifra corrisponde circa al 30% dei finanziamenti erogati ogni anno per tenere attive queste strutture, che contano in totale 462 dipendenti.

Il primo dato da mettere in evidenza è quindi questo: musei e siti culturali, da soli e con il solo costo del biglietto d’ingresso, non sono in grado di ricoprire nemmeno il 50% delle spese di gestione.

Turismo culturale e stagionalità

Frequentare i luoghi della cultura e della tradizione locale è vissuto spesso come secondario durante il periodo estivo. Diventa invece primario già a partire da ottobre e sino a maggio, man mano che si spegne la forza della domanda del balneare.

Analizzando i comportamenti dei turisti nel periodo estivo, si rileva che le strutture ricettive alberghiere sono poco propense ad aprirsi al territorio, favorendo lo scambio di esperienze tra il turista e le persone locali.

La capacità ricettiva dei settori alberghiero ed extra-alberghiero

L’info-grafica seguente illustra i dati sul numero di strutture e capacità di tutti i comuni della Sardegna durante il mese di agosto. Nel periodo di punta per il turismo isolano si contavano nel 2017 798 strutture alberghiere aperte, per un totale di 90435 posti letto. Le strutture extra-alberghiere aperte erano invece 3849 e offrivano in totale 118882 posti letto (dati disponibili sul portale Open Data RAS).

Mappa di strutture e posti letto alberghiero ed extra alberghiero in Sardegna
Mappa di distribuzione delle strutture e posti letto alberghiero ed extra alberghiero in Sardegna – agosto 2017

Nella prossima info-grafica invece sono indicati dati dello stesso tipo, ma relativamente al mese di novembre del 2017. Il numero di strutture alberghiere si è ridotto a 371 (il 54% in meno rispetto ad agosto), mentre le strutture extra-alberghiere si sono ridotte a 2497, calando solo del 35%. Anche in termini di posti letto la flessione per il settore extra-alberghiero è stata meno marcata: si contavano 45628 posti letto (-62%) contro i 26616 del settore alberghiero (-71%).

Numero strutture e posti letto di strutture alberghiere ed extra-alberghiere nel novembre 2017
Confronto tra numero di strutture e di posti letto per il settore alberghiero ed extra alberghiero – novembre 2017

Questi dati indicano chiaramente che il turismo che si svolge fuori dalla stagione estiva è verosimilmente sbilanciato verso la ricettività extra alberghiera, soprattutto nei territori a vocazione rurale e nei borghi.

Possiamo inoltre affermare che il settore extra-alberghiero è più flessibile rispetto all’alberghiero. Infatti, essendo composto da un numero elevato di piccole strutture con poca capacità ricettiva, soffre meno le variazioni dei flussi turistici.

Promozione e organizzazione del prodotto turistico

In Sardegna abbiamo alcuni siti archeologici di grande pregio, musei, mostre, che potenzialmente potrebbero attirare milioni di visitatori ogni anno.

Ad esempio, solo il sito UNESCO “Su Nuraxi” e il museo Casa Zapata, gestiti dalla Fondazione Barumini, hanno accolto nel 2019 circa 140000 visitatori. Questo è forse l’esempio più virtuoso, perché la Fondazione si muove in modo vivace dal punto di vista della promozione, partecipando anche a fiere internazionali. Ma è un caso isolato!

Interno del nuraghe Su Nuraxi a Barumini | Il Turismo Culturale in Sardegna
Foto dell’interno della principale torre di “Su Nuraxi” di Barumini, sito UNESCO, tra le mete più gettonate del Turismo Culturale in Sardegna | Foto e crediti di Giulia Eremita

Gli altri siti, statali e civici, hanno invece molte difficoltà per potersi proporre, a mio avviso. Le cause di queste difficoltà sono riconducibili alla scarsa disponibilità finanziaria e alla mancanza di un’organizzazione efficace.

Inoltre, gli enti pubblici spesso non contribuiscono ad organizzare delle iniziative comuni per la promozione turistica rivolta al turismo culturale. I nostri beni culturali sono di solito esclusi dalle fiere, perché le postazioni sono occupate dagli operatori alberghieri e solo raramente extra alberghieri. I quali offrono un servizio certamente fondamentale, ma che nella formula del prodotto turistico non rappresentano normalmente la componente che effettivamente attira i turisti. I tanti operatori presenti nel territorio che accolgono, accompagnano, informano, ospitano e curano i turisti culturali rimangono così esclusi dalla promozione regionale che li aiuterebbe a farsi conoscere e ad espandere la propria attività.

Con la conseguenza che non siamo ancora riusciti a costruire un prodotto commercializzabile che risponda ai desideri del turismo culturale.

Allora la domanda che ci dobbiamo porre è: chi si deve occupare di creare e promuovere un prodotto turistico unitario, che offra il nostro immenso patrimonio storico e culturale, materiale e immateriale?

Conclusioni

Come si è accennato precedentemente, la politica regionale e locale stenta a intraprendere un’azione efficace per aiutare chi gestisce le attrazioni ad organizzare meglio la propria singola offerta e per coordinarle tra loro. Questo è un presupposto fondamentale per poi creare un prodotto turistico coerente ed unitario, vendibile sul mercato e incentivare il turismo culturale in Sardegna.

A questo punto, le istituzioni regionali preposte e ai tour operator dovrebbero attuare un’azione promozionale unitaria adeguata, che superi gli attuali modelli commerciali diretti a movimentare i clienti negli spazi e nei periodi a più alta reddittività. La Regione ha investito ingenti risorse finanziarie in promozione del brand Sardegna, vestito di spiagge e angoli a forte impatto emotivo. È giunta l’ora che si ponga lo stesso sforzo a favore della promozione per il turismo culturale.

Infine, l’accoglienza extra alberghiera rappresenta un’economia importante. I suoi operatori devono essere coinvolti nell’offerta per il turismo culturale. Essi sono tra i primi promotori del territorio e la loro presenza amplifica notevolmente la capienza spesso limitata delle strutture ricettive tradizionali di tipo alberghiero.

Turismo post-Covid-19

Non solo, io credo che questo post lockdown nel turismo Covid-19, possa essere uno stimolo per il turismo culturale. Questa nuova fase 2, iniziata il 18 maggio, seppur pregna di quella paura che si è inalata dentro di noi durante il lockdown sta facendo rinascere le persone come se stessero riemergendo da un lungo letargo forzato. Le regole che le Autorità ci stanno imponendo per mitigare il rischio di contagio diventano le linee guida per indirizzare le scelte per una gita o una vacanza. E qui sicuramente gli ampi spazi dei siti all’aperto rispondono meglio alle esigenze e garantiscono la possibilità di mantenere la distanza fisica.

Tra i siti che sicuramente verranno premiati dalla scelta immagino che ci siano quelli archeologici e i musei che garantiscono la fruizione senza la calca di persone. A queste scelte si aggiungeranno i borghi, anche se la Sardegna ancora non ha dato il via a quanto previsto dalla Legge sul turismo (art.39) per la valorizzazione di questi spazi urbani, ancor oggi integri nei monumenti, nelle tradizioni e negli arredi urbani.

Auspico che quanto prima si possa avviare una selezione ampia del censimento degli indici di turisticità presenti nei borghi al fine di valorizzarli in tutte le loro peculiarità.

Foto Copertina: Image Statue Giants Sardinia Montiprama by cogitosergiosum from Pixabay

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Registrati alla nostra Newsletter

Ti informeremo su progetti, ricerche, statistiche ed eventi di AperiTurismo! Stay tuned!

You May Also Like