Oggi vogliamo raccontarvi l’esperienza di Massimiliano Troncia, un imprenditore alberghiero del nuorese che ha saputo riconoscere e sfruttare le opportunità legate all’utilizzo delle energie rinnovabili nel turismo.
Infatti, già nel 2006, il suo hotel Il Querceto a Dorgali (sito) aveva il primo tetto fotovoltaico nella provincia di Nuoro: un primato importante che già denotava la sua sensibilità ai temi della sostenibilità.
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Stop al gasolio e a fonti energetiche costose
Massimiliano Troncia ha deciso di dare un’ulteriore svolta dal punto di vista energetico alla sua struttura, attraverso qualcosa che potesse permettergli di non dipendere più da fonti di energia costose e ad alto impatto ambientale come il gasolio.
L’investimento che è stato messo in atto è stato l’acquisto di una caldaia a biomassa, che funziona utilizzando unicamente residui agricolturali, come sfalci e residui di potatura di viti ed ulivi, ritirati a titolo gratuito dalla sua azienda nella zona di Dorgali.
Ma perché proprio la caldaia a biomassa?
Massimiliano ha scelto di investire su questo tipo di macchinario effettuando un confronto tra diverse soluzioni alternative: caldaie centralizzate a gasolio, caldaie a pellet, pompe di calore elettriche ad alta efficienza e caldaie a biomassa con auto produzione di cippato, cioè un materiale “a scaglie” pronto per la combustione. Quest’ultima è la più efficiente, perché permette di produrre 1 MWh di energia elettrica con un costo di 30 euro, contro i 170 euro della caldaia centralizzata a gasolio, i 70 euro della caldaia a pellet, i 40 euro della pompa di calore elettrica ad alta efficienza.
I numeri dell’Hotel il Querceto: un successo legato all’utilizzo di energie rinnovabili nel turismo
Massimiliano ci ha raccontato la storia del suo investimento portandoci dati molto interessanti riguardo all’impatto economico della caldaia a biomassa sull’economia della sua azienda, monitorati nei 53 mesi trascorsi dalla sua installazione.
Partiamo dall’investimento: la caldaia, in grado di produrre una quantità di energia pari a 80KW, ha un valore di 14000 euro.
A questo si aggiunge l’acquisto del cippatore, costato 3500 euro, e il costo del lavoro per la gestione della caldaia, compresa la raccolta gratuita del materiale di riutilizzo, di 27000 euro.
Sommando questi costi otteniamo un costo totale di 44500 euro, che si traduce in un risparmio complessivo di 108000 euro rispetto ai costi per l’utilizzo in un uguale periodo di una caldaia a gasolio.
Si tratta quindi di un vantaggio enorme per l’economia di una struttura ricettiva di questo tipo.
Attraverso un investimento non particolarmente oneroso e facilmente ammortizzabile si è potuto infatti determinare un equilibrio economico diverso, che consente di tenere la struttura aperta tutto l’anno, anche in periodi con minori flussi di arrivi.
La nascita di un’economia circolare grazie all’utilizzo di energie rinnovabili nel turismo
Riteniamo inoltre davvero interessante il fatto che si sia creata a livello territoriale una vera e propria economia circolare interna: quelli che si consideravano rifiuti e che venivano semplicemente buttati, con i relativi costi di smaltimento, vengono raccolti gratuitamente e riutilizzati per produrre energia, con vantaggio di tutti. Un vero successo per la sostenibilità ambientale ed economica di un territorio.
Dal punto di vista sociale inoltre un risparmio sui costi può permettere nuove assunzioni, necessarie nel momento in cui ha l’opportunità di aprire durante tutto l’anno.
Tutti questi dati rivelano il grande beneficio della caldaia a biomassa rispetto ad altri metodi di produzione dell’energia, che la rendono quindi a tutti gli effetti una best practice da replicare in altri contesti.
Perché non sentiamo parlare di soluzioni simili in altre zone della Sardegna?
A questo punto, letti i numeri e appurato quanto importante sia stato il successo legato all’installazione della caldaia a biomassa, viene da chiedersi il perché questa buona pratica non sia ancora stata imitata in altre zone della Sardegna.
Infatti questo investimento potrebbe anche essere condiviso da reti di operatori agricoli e turistici appartenenti ad uno stesso contesto territoriale: immaginiamo quali sarebbero le potenzialità a livello sistemico, con un risparmio condiviso che porterebbe benefici economici importanti per tutti gli operatori coinvolti.
Chiaramente il ruolo delle istituzioni è fondamentale per proporre ed incentivare l’innovazione delle imprese in campo energetico, ma non sempre si adottano iniziative efficaci. Abbiamo chiesto a Massimiliano quale sia la sua idea a riguardo.
“Si deve dare forza alle reti di operatori, con un ruolo anche decisionale: devono essere le reti, consce delle risorse a propria disposizione e del miglior modo in cui utilizzarle, a decidere. I progetti calati dall’alto non funzionano proprio perché non tengono conto degli interessi e delle risorse specifiche”.
Massimiliano Troncia, 2019
Dovremmo quindi pretendere che le reti abbiano un potere decisionale proprio, per poter mettere a valore le risorse disponibili nel modo migliore possibile. Infatti è vero che sarebbe impossibile replicare il successo della sua struttura con un modello unico e universale.
Un parere accademico
Abbiamo chiesto di condividere la propria visione sull’argomento anche a Marcello Atzeni, professore di Economia del Turismo all’Università di Cagliari.
Per lui la risposta al nostro quesito è semplice e molto pratica: per incentivare le aziende ad adottare soluzioni energetiche innovative bisogna fare leva sulla prospettiva del risparmio energetico, che ovviamente si traduce in risparmio sui costi.
Da questo punto di vista i dati che abbiamo esposto sono particolarmente eloquenti!
I maggiori problemi nell’implementazione di sistemi più sostenibili di produzione di energia
riguardano proprio il ciclo finanziario dell’azienda: ad esempio, nel caso di una struttura ricettiva, in mancanza di una percentuale di riempimento consistente, anche il ciclo finanziario ne risente e gli operatori sono costretti a pensare al quotidiano per far quadrare i conti. Ciò significa che non hanno una “tranquillità” necessaria per pensare ad investimenti a lungo termine.
Un’altra leva che potrebbe favorire il processo è sicuramente la facilitazione degli iter burocratici, che spesso rappresentano un onere così impegnativo e dispendioso, anche per il tempo richiesto, che di fatto disincentiva l’adozione di soluzioni innovative come questa. Un vero spreco di opportunità che non possiamo permetterci, soprattutto in un momento in cui le imprese faticano a trovare un equilibrio economico che permetta loro di sopravvivere.
Incentiviamo l’utilizzo di energie rinnovabili nel turismo
Quella che vi abbiamo raccontato è una storia di successo nel contesto del turismo sardo, una soluzione innovativa e sostenibile che secondo noi dovrebbe essere imitata su larga scala.
Non ci sono aspetti negativi, ma soltanto soluzioni a problemi gravosi come la “forzata” stagionalità delle strutture ricettive o lo smaltimento di quantità enormi di residui agricolturali.
Ci auguriamo davvero che si trovino le modalità giuste per incentivarne la diffusione, in modo da dare uno slancio al turismo sardo, dal punto di vista delle singole strutture e dello sviluppo di reti di imprese che tanto possono realizzare se messe in condizione di progettare il proprio futuro.