La Sardegna, nonostante la volontà politica di destagionalizzare l’offerta turistica, non è ancora riuscita a superare del tutto lo stereotipo di destinazione attrattiva principalmente per il prodotto balneare: il 50% delle presenze continua a concentarsi nei mesi di Luglio e Agosto (e sale ad 80% nel periodo Maggio-Ottobre), dati Sired. Eppure nel sud ovest dell’isola, concentrate tra Arbus e la Costa Verde, esiste un ricchissimo patrimonio di miniere, che negli ultimi anni coinvolge sempre più viaggiatori del turismo minerario in Sardegna.
Inoltre, al netto dei problemi attuali post Covid-19 che hanno praticamente azzerato la domanda di turismo internazionale nell’isola (con incerte previsioni sulla sua ripresa), il turismo nelle aree balneari si è stabilizzato e il numero di europei è comunque destinato a non crescere più. Lo ha ricordato anche Josep Ejaque in occasione del Meet Forum nell’autunno 2019, riferendosi alla Sardegna.
Leggi l’approfondimento sulla chiave per la crescita del prodotto sardo con J. Ejarque.
La causa di questa concentrazione di turismo balneare in Sardegna non è certamente da ricercare nella mancanza di siti culturali nella regione se si pensa alla presenza di siti archeologici, musei, parchi minerari e borghi dell’entroterra ricchi di storia e record di longevità. Le motivazioni sembrano celarsi dietro l’immagine che i turisti possiedono se si prova a porre loro qualche quesito, come dimostra anche l’indagine sul gradimento del prodotto turistico arburese condotta per la stesura della mia tesi concernente il turismo minerario nell’isola, di cui parleremo nei prossimi paragrafi.
Infatti, tale località, nonostante si presti bene a diverse motivazioni di vacanza come avremo modo di notare successivamente, risulta da questo studio meta ambita e conosciuta principalmente per il prodotto balneare. Possiamo dunque parlare di un problema di gestione e comunicazione delle risorse alla base?
Le bellezze della costa non sono più sufficienti per lo sviluppo della Sardegna. L’abilità risiede nel differenziarsi dalla concorrenza e, se si ambisce ad un posizionamento premium, risultare credibili. Dobbiamo imparare a vedere quest’isola come un prodotto, identificare quelli che sono gli attributi che rendono unico il luogo e mixarli ai servizi che il cliente desidera”
Josep Ejarque, FTourism
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Il territorio
Il territorio arburese è uno dei più estesi in Italia, secondo in Sardegna. Occupa una vasta porzione dell’isola sud-occidentale, racchiusa a oriente tra la catena del monte Linas e la verde pianura del Campidano e a occidente da un ampio tratto costiero denominato Costa Verde, caratterizzato dall’alternanza di calette rocciose e deserti dunali, ricchi di erbe profumate, tra cui l’elicriso e il ginepro, che vanno ad unirsi alle sfumature verdi azzurre del mare.
La Costa Verde è un’ampia fascia litoranea compresa tra il promontorio di Capo Pecora e quello di Capo Frasca attraverso cui si passa per l’oasi naturalistica di Piscinas e Scivu, spiagge simbolo dell’arburese. Principalmente si tratta di luoghi vergini e selvaggi in cui si rifugiano varie specie di fauna selvatica tra cui il cervo sardo. Tra le calette più isolate è possibile scorgere la tartaruga marina Caretta Caretta a deporre le uova.
Al centro del territorio sorge la catena del Monte Arcuentu di origine vulcanica. Avvolto tra storia e leggenda, è stata meta sacra per eccellenza sin dai tempi più remoti, come dimostrano i resti di una fortezza di origine medievale. Ancora oggi è meta di pellegrini e appassionati di trekking che si rifugiano in cerca di pace e meditazione.
Ma il territorio di Arbus non è solo natura incontaminata, è viva testimonianza del duro lavoro minerario, rivivibile in un contesto fuori dal tempo nei monumenti di archeologia industriale di Montevecchio e di Ingurtosu, in passato borghi minerari, oggi villaggi quasi abbandonati con edifici diroccati in cui i ruderi raccontano storie di uomini e fatica.
Nonostante la storia dell’attività mineraria sia stata relativamente breve e recente, l’importanza del ruolo che il centro minerario ha avuto è stata preponderante nello sviluppo industriale e sociologico della Sardegna.
Con la chiusura delle miniere le famiglie sono tornate ai luoghi d’origine lasciandosi alle spalle un villaggio fantasma, oggi testimone di un passato non trascurabile attraverso cui è possibile riscoprire il volto più autentico e antico della destinazione.
Turismo minerario in Sardegna: l’offerta
Considerata la ricchezza storica-culturale del patrimonio minerario e la varietà paesaggistica, il territorio di Arbus offre differenti possibilità di visita che vanno dai percorsi ambientali a quelli culturali, senza dimenticare il segmento eno-gastronomico e quello attivo.
Attualmente l’elemento preponderante è il prodotto balneare, i cui flussi turistici sono concentrati nei soli mesi estivi anche se con una capacità di carico ancora preservata dal limitato numero di strutture ricettive presenti nel territorio di Arbus:
- 18 agriturismi e attività di turismo rurale
- 15 bed & breakfast
- 8 alberghi
- 2 camping
- 1 eco-resort
Ma la fragilità dell’ecosistema naturale insieme alla consapevolezza di preservare un patrimonio di grande valore culturale suggerisce di rivolgersi ad un turismo in chiave sostenibile piuttosto che ad un turismo volto solamente al mero sfruttamento delle zone costiere.
Entro tale ambito sono diverse le iniziative che stanno nascendo e in cui si inserisce il Cammino minerario di Santa Barbara, eletto il migliore d’Italia dalla più grande community del trekking. Un percorso di grande valore storico legato al turismo lento e consapevole, si snoda attraverso i vecchi sentieri dei minatori e consente di scorgere oltre alle bellezze naturali i luoghi di memoria su cui si fonda l’identità propria della destinazione arburese che è necessario preservare nel tempo. Anche il Cammino delle Cento Torri, il trekking più lungo di Italia, ha siglato un primo protocollo d’intesa con il Comune di Arbus in quanto primo fra i comuni interessati per numero di chilometri lineari attraversati.
I turisti delle miniere
Al fine di studiare la valenza del turismo minerario come alternativa al turismo balneare nella destinazione e per comprendere se gli stessi siti minerari possano essere un fattore di destagionalizzazione è stato necessario studiare il profilo dei visitatori delle miniere nel territorio di Arbus.
La ricerca è stata condotta nei mesi marzo e aprile 2019, 250 i questionari raccolti tra i turisti, dei quali solo il 2% del campione sono Italiani non residenti, mentre il 15% circa è rappresentato dal turismo interno. Dati che dimostrano che la destinazione, oltre ad essere meta del mercato estero anche “fuori stagione”, è ancora perlocché sconosciuta al turismo nostrano. Per quanto riguarda l’organizzazione del viaggio il 67% ha organizzato il viaggio autonomamente e il 33% tramite agenzia di viaggio o tour operator, dato che si ripercuote anche nella risposta al quesito relativo al modo in cui si è scoperta la destinazione.
Come si evince dal grafico il 38.4% ha scoperto la destinazione attraverso agenzia di viaggio: infatti, l’offerta turistica active della Sardegna è promossa ancora oggi per lo più dalla filiera del turismo organizzato capace di attrarre flussi da tutta Europa.
E parlando di turismo attivo è interessante scoprire la fetta di turisti che hanno raggiunto la destinazione in modo alternativo: il 16% del campione in bici e il 30% a piedi. Il restante 54% attraverso auto (45%), moto (5%), camper (4%).
L’extra-alberghiero è il settore prevalente nella scelta dell’accomodation del campione: solo il 3% ha soggiornato in hotel, il 5% ha affittato un appartamento, il 24% in agriturismo, il 30% in campeggio e il 38% in un Bed & Breakfast.
Nella motivazione della visita, invece, non è emersa la visita delle miniere come attrattiva principale: è stata rilevata principalmente la componente “mare e spiagge”, a riprova del fatto che la destinazione Arbus è conosciuta, come abbiamo anticipato introducendo l’argomento, per le bellezze paesaggistiche: la componente storico-mineraria necessita di ulteriori strategie di sviluppo. Vediamo ora nel dettaglio le criticità emerse dalla ricerca.
Opportunità di sviluppo del turismo minerario
Attraverso l’indagine si è studiato il grado di soddisfazione post-visita ai siti minerari dell’arburese, chiave del turismo alternativo della zona. Le azioni da migliorare per la fruizione del territorio sono prima di tutto gli orari di apertura dei siti, probabilmente non sempre congeniali, a seguire il miglioramento delle scarsa segnaletica per raggiungere le attrazioni, alla creazione di servizi di trasporto pubblico per chi ha raggiunto la destinazione a piedi o in bici direttamente dal luogo e alloggio in cui pernottava. Un’ulteriore critica riguarda le poche attività culturali e di ristoro accessibili in bassa stagione. Si registra anche la difficoltà ad eseguire un booking online e la mancanza di servizi di prima necessità tra cui quelli igienici in prossimità di siti naturali all’aperto.
Infine, un dato abbastanza curioso con cui concludo, che offre la risposta al quesito che si è posto inizialmente, è l’immagine comune degli intervistati che non riesce a cogliere un sistema integrato tra i servizi offerti nella destinazione. Questo suggerisce certamente una serie di azioni da intraprendere tra gli operatori locali per la costruzione di una rete con una strategia e obiettivi comuni: tra tutti, quello di iniziare a promuovere il territorio in chiave unitaria.
Promuovere la destinazione tutto l’anno è quindi possibile, ma ci sono ancora dei problemi strutturali a cui far fronte.
Il Turismo minerario nel Post-Covid-19
Se è vero, come dicevamo, che la Sardegna fa fatica, nell’immaginario collettivo, ad essere associata ad altro dall’essere una meta balneare, è anche vero che lo scenario attuale potrebbe creare nuove opportunità, l’offerta turistica minerarie è uno di quegli USP più riconoscibili, distintivi e identitari del territorio e della storia della Sardegna.
In un momento in cui non è ben chiaro quando e come sarà possibile recuperare il turismo straniero (il 52% delle nostre presenze) e ritornare a quello italiano a pieno regime, il turismo di prossimità porterà nuove abitudini in ogni territorio. Per tanti un concetto nuovo, ma che si riassume brevemente nella scoperta dei luoghi vicini a casa, possibilmente poco affollati a cui si presta bene il turismo lento. In quest’ottica allora perché non concedersi una vacanza in sicurezza alla scoperta dei borghi minerari? Ampi spazi verdi, musei a cielo aperto e vecchi sentieri che si snodano tra mare e montagne in cui il distanziamento sociale fa da garante.
Foto di Copertina, Miniere di Ingurtosu, Arbus di Laura Zurru