Un tratto della Strada del Vino Gewurztraminer

(Ri) partiamo dall’Enoturismo in Italia

In un periodo come quello che stiamo attraversando le cantine hanno risposto con creatività. Ma basterà per lanciare finalmente un settore per tanti anni così sottostimato?
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Il 2020 sarà l’anno della consacrazione dell’enoturismo in Italia”. Questa è stata la consapevolezza che ha accompagnato tutti gli operatori del settore in un biennio, il 2018/ 2019, che aveva già dimostrato notevoli segnali di crescita, dopo stagioni nelle quali il food and wine avevano sempre svolto un ruolo marginale. 

Condivido questo pensiero senza eccessivi timori di essere smentito. Fino ad alcuni anni fa il turismo enogastronomico è stato estremamente sottovalutato o, peggio ancora, dato per scontato. D’altronde, “chi viene in Italia non può non pensare di fare un’esperienza enogastronomica”. Ecco, quello che per tutti noi era un vero e proprio assioma ha rappresentato il freno ed il motivo per il quale non si è mai riusciti davvero a parlare di grandi economie di sviluppo nella nicchia del turismo food and wine. 

“Come possono paesi come il Cile, il Sudafrica, l’Australia o la stessa Spagna competere con i nostri prodotti? Nessuno fa il vino come da noi, siamo il paese con la più grande varietà di di uve, nessuno al mondo ha la nostra stessa cultura culinaria. Per questo motivo siamo e sempre rimarremo la vera destinazione enoturistica del mondo.“ 

Turismo enogastronomico in Italia con il freno a mano

Mentre noi continuavamo a ricordare a noi stessi quanto fosse meravigliosa la nostra tradizione culinaria ed enologica, il resto del mondo spingeva sull’acceleratore. Inutile, allora, stupirsi dei numeri e dei dati che nel corso di questi anni hanno premiato proprio quei paesi che mai avremmo considerato come competitor…

Eppure il vero problema, forse, non era solo l’autoreferenzialità. 

Il tema essenziale credo sia un altro ed è quello della professionalità. E’ vero, si parla di eno-turismo e il pensiero va subito all’enogastronomia. Il bilanciamento tra i due termini non è mai stato effettivamente equo. Si parla sempre di enogastronomia e poco di turismo. Se è vero che l’enogastronomia ha successo nel momento in cui si esaltano la creatività e la professionalità degli operatori, allo stesso modo si deve avere la consapevolezza che per fare enoturismo serve anche professionalità e competenza in ambito turistico. Ecco, per anni questo non è avvenuto.

Abbiamo sempre pensato che fosse sufficiente la qualità del prodotto, lasciando da parte per troppo tempo il servizio, la comunicazione, e la gestione dei rapporti commerciali turistici. 

Stefano Tulli, Winedering

Eppure negli ultimi anni il sistema è cresciuto tantissimo. Si sono sviluppati operatori professionisti, le aziende hanno iniziato a ragionare e investire su temi di formazione, personale, accoglienza e comunicazione. Seppur a macchia di leopardo, sono nate destinazioni food and wine meravigliose e di notevole interesse in tutto il territorio. Il treno del turismo food and wine italiano era finalmente partito. Dopo anni di discussioni, investimenti, lavori e progetti, l’intero settore turistico aveva finalmente intuito che il potenziale economico e sociale del turismo enogastronomico avrebbe avuto una continua crescita. Poi è arrivato il lockdown.

Enoturismo in Pandemia

Tutto fermo. Prenotazioni cancellate, aziende in crisi per mancanza di dati dei clienti da contattare per provare a vendere prodotti tramite sistemi online che fino all’anno prima erano stati demonizzati, operatori (noi compresi) che nel 2019 non avremmo mai voluto avere a che fare con clienti italiani (perchè si sa, gli italiani spendono poco) e che all’improvviso si adeguano alla situazione e festeggiano con prenotazioni di persone che magari arrivano da meno di 20 km di distanza da quel produttore, con un carrello medio molto più basso. 

Riporto sempre questo esempio. Nel corso del 2018 / 2019 una realtà come la nostra (winedering n.d.r.) aveva un carrello medio di circa 350 € a prenotazione, nel 2020 si è passati a 75 €. Con le aziende in difficoltà, tanti giovani appassionati di turismo che speravano di trovare i primi lavori stagionali si sono trovati a fare i conti con un’estate completamente diversa dal solito. 

Dopo un momento di difficoltà però, arriva la creatività italiana, la nostra vera salvezza in tantissimi momenti storici; e nell’ambito enoturistico non siamo stati da meno. 

Cantina Rinaldini signora Paola, enoturismo in Italia foto Winedering
La signora Paola della Cantina Rinaldini a Sant’Ilario d’Enza in Emilia Romagna, foto (c) Winedering | Enoturismo in Italia

Sono nate Idee, tantissime idee. I video per far vedere le vigne e le fasi di produzione, i social media usati fino allo sfinimento, i tasting online, è stata l’estate dei picnic, degli eventi solo all’aperto tra i filari e ben distanziati, i wine club, le dirette su zoom, skype, hangout, meet e altri canali. In un turbinio di ragionamenti, proposte ed idee è arrivata poi l’estate. 

Un’estate fatta di alcuni timidi primi clienti stranieri che tornano a visitare le nostre regioni, mentre gli italiani riscoprono i borghi più nascosti, la montagna e l’enoturismo. Si, perchè a ben vedere, l’enoturismo, nonostante tutto, esplode nonostante l’anno tremendo che abbiamo e stiamo affrontando. E’ stata l’estate delle esperienze open air, dei camper tra le vigne, delle aziende che iniziano a intuire l’importanza del digitale. 

Enoturismo in Italia nell’autunno 2020

Nonostante questo entusiasmo, come tutti noi sappiamo, in questi giorni si sta tornando in una fase complessa e difficile. Eppure credo che mai come adesso questo sia esattamente il momento più adatto per pensare al nostro posizionamento come destinazione enoturistica e soprattutto per capire dove vogliamo essere tra 20 anni; non 2, 20. 

Siamo stati fortunati a nascere nel paese più bello del mondo (non ci sono dubbi) e per troppi anni l’abbiamo dato per scontato; siamo stati surclassati – dal punto di vista turistico manageriale e strategico – da altre nazioni. Abbiamo capito l’importanza della professionalità e del digital. Ci siamo fermati, come tutti. E visto che abbiamo già parlato di alcuni stereotipi del nostro paese, ne introduciamo un altro caro a molti noi italiani. 

Adesso, nell’autunno di un 2020 complesso e indimenticabile, siamo 0 a 0 con il resto del mondo. Il primo tempo è finito e sta per iniziare una nuova partita.

Un tratto della Strada del Vino Gewurztraminer
Un tratto di vigna nel percorso del gewurztraminer in Trentino Alto Adige che parte dal Termeno – Foto (c) Winedering | Enoturismo in Italia

Questa volta, però, bisognerà farsi trovare pronti. Non basterà più essere ciò che siamo stati fino ad ora. Sarà molto complesso tornare a posizionarsi sul mercato, ma tutti, proprio tutti, questa volta partiamo dallo stesso punto di partenza; perchè quello che abbiamo pensato in Italia non l’abbiamo inventato solo noi, lo hanno fatto dalla Napa al Sud Africa. Le degustazioni online, i piccoli tour per individuali, i picnic, l’asporto, le video chiamate: il mondo dell’enoturismo si è “standardizzato”, giustamente, nelle uniche cose che questa situazione ci impone di fare e vivere. 

Come ripartire dall’enoturismo

Ma quando si ripartirà, speriamo presto, dovremo essere bravi a iniziare con le giuste marce, avendo colmato quel gap che ci ha fatto perdere posizioni tra le migliori destinazioni al mondo per il turismo enogastronomico. Il gap è sicuramente complesso ed è impossibile discutere di ciò che si dovrà fare in un articolo. Tuttavia esistono 3 macrotemi che devono essere il mantra del nostro sviluppo nel brevissimo periodo. 

Professionalità, lavoro di squadra e digitalizzazione

  • 1. Professionalità: così come per fare un buon vino ci vuole tempo e, soprattutto, un bravo professionista, allo stesso modo per sviluppare un percorso turistico di un’azienda o di un territorio è necessaria competenza e professionalità. Fareste fare il vostro vino, il vostro olio ad una persona che nel frattempo si occupa di altre 10 mansioni o che ha fatto tutt’altro nella vita? 
  • 2. Lavoro di squadra: non intendo solo un lavoro di team all’interno di un’azienda, ma anche e soprattutto di un’idea di visione di territorio nazionale che si può ottenere solo con un lavoro comune. 
  • 3. Digitalizzazione: uno degli elementi più positivi di questa situazione complessa è stata la presa di coscienza dell’importanza del digital nell’enoturismo in Italia, un termine che finalmente nessuno associa più esclusivamente ad un sito web ma anche al CRM, l’ERP, database, marketing e tanto altro. Questo scatto verso il digital è fondamentale, non solo per rispondere alle esigenze di adesso, ma anche perchè si avvicina sempre più il mercato della generazione Z, dei last second, dei tiktoker e degli smartphone addicted. 

Credo fortemente che questi mesi debbano servire a questo. Studiare, capire, creare e attivarsi per raggiungere il mercato giusto nei tempi giusti. Questa è la vera sfida che le cantine e le aziende agricole stanno affrontando da mesi e devono continuare ad affrontare. Una sfida che dobbiamo combattere insieme. 

Se riusciremo a fare tutto questo, mantenendo fede ai veri valori dell’accoglienza enoturistica italiana, allora potremo veramente dire che il 2020 è stato l’anno della consacrazione dell’enoturismo in Italia. E’ quello che ci auguriamo tutti.

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