Sharm el-Sheikh è una località balneare egiziana, situata tra il deserto della penisola del Sinai e il Mar Rosso. Famosa per le spiagge sabbiose, le acque trasparenti, le barriere coralline e il turismo diving, la subacquea. Grazie a Ornella Ditel, una ragazza sarda che lavora come Sales & Marketing Manager della Camel Dive Club & Hotel a Sharm-El-Sheikh, da 11 anni in Egitto, esploriamo insieme le caratteristiche di un mercato affascinante: il turismo del diving.
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Lavorare a Sharm-El-Sheikh nel diving
Il lavoro di Ornella si suddivide in due aree principali. Da una parte supervisiona e gestisce l’ufficio vendite dell’hotel per subacquei e dei centri sub. Si occupa quindi sia di prenotazioni dirette individuali e di gruppi, che rappresentano circa l’80%, ma anche dei rapporti con tour operator e OTA (Online Travel Agencies). Inoltre si preoccupa di prendere accordi con i corrispondenti locali dei tour operator che vendono escursioni in loco.
D’altra parte gestisce l’area relativa al Marketing, che spazia dalla promozione sia locale che internazionale delle strutture. Pianifica le campagne digitali e offline sui vari mercati di riferimento. Inoltre si occupa delle attività sui social media (Facebook, Instagram e Youtube prevalentemente).
Statistiche del turismo diving a Sharm-El-Sheikh?
Grazie ai dati raccolti, Ornella è riuscita a fare un quadro generale sul viaggiatore-tipo che incontra. Per il 65% la clientela è composta da uomini, compatibilmente con il trend globale che registra il 70% di sub uomini. L’età media si attesta attorno ai 45 anni, provenienti principalmente dall’Inghilterra, dalla Germania, dalla Svizzera, dall’Austria, dall’Italia, dalla Norvegia, dalla Finlandia e dalla Svezia, dall’Olanda, dagli USA, dalla Turchia e dal Belgio.
Ci fa notare inoltre che i gli appassionati di diving sono spesso viaggiatori di ritorno per il 65%: si tratta per lo più di sub che hanno trascorso almeno tre vacanze nella singola struttura negli ultimi tre anni.
Va considerato poi il potere di acquisto di questa tipologia di viaggiatori. La subacquea è infatti un’attività piuttosto costosa, sia per l’ottenimento dei brevetti che per l’acquisto dell’attrezzatura necessaria per praticarla. Il subacqueo medio appartiene pertanto a fasce di reddito medio-alte, riguardo alle quali è possibile ragionare più in termini di qualità dell’offerta, che di quantità.
2016, l’annus horribilis per il Turismo egiziano
Negli ultimi anni, a Sharm-El-Sheikh, rinomatamente una delle prime mete al mondo per gli appassionati di subacquea, gli arrivi turistici hanno subito una brusca contrazione, passando da 1 milione di arrivi nel 2010 a 255.000 nel 2017. Tra le principali ragioni, i problemi di sicurezza internazionale colmati con l’attentato all’airbus russo nell’autunno del 2015 che ha portato alla sospensione di tutti i voli dal mercato russo per i successivi tre anni. Mercato strategico per l’Egitto che ha messo in ginocchio numerosi imprenditori, anche del diving.
“Dal 2011 il mercato turistico egiziano ha subito un forte calo delle presenza e, dopo una piccola ripresa tra il 2012-2015, ha dovuto affrontare il 2016 come l’anno peggiore di tutti i tempi. Il governo ha cercato di reagire come poteva, l’Ente del turismo egiziano si è impegnato in campagne promozionali in tutti i Paesi, tra cui in Italia, uno dei mercati storicamente più importanti, portando diverse novità in campo turistico medico, sportivo e congressuale. Le airline si sono date da fare. Oggi i numeri sono in ripresa”, racconta Ornella.
Tuttavia, la crisi ha portato anche dei vantaggi: gli operatori meno strutturati sono scomparsi, i più organizzati hanno dovuto lavorare di più e meglio sulla diversificazione dei mercati, fidelizzazione, investire in promozione. Ma, soprattutto, questo ha migliorato le condizioni ambientali subacquee: chi conosce bene i fondali dell’Egitto parla di un ripristino dei fondali paragonabile a condizioni di salute del mare di 25 anni fa”.
Ornella Ditel, Sales & Marketing Manager Camel Dive Sales & Hotel
Sardegna e Sharm-El-Sheikh a confronto sul Diving
In occasione dell’AperiTurismo sul turismo attivo in Sardegna abbiamo provato a confrontare il prodotto turistico diving sardo con quello di Sharm-El-Sheikh, meta tra le più rinomate nel settore, per capire opportunità e criticità.
Come ampiamente discusso anche nell’intervista, secondo Ornella Ditel, ” la subacquea in Sardegna ha iniziato a svilupparsi solo recentemente, i numeri di appassionati sono bassi in confronto ad altre zone d’Italia e la stagione è sempre troppo breve che non consente ai gestori di trasformare la subacquea in un’attività economicamente interessante”.
Ma, soprattutto, “credo serva abbracciare una visione di insieme per comunicare la Sardegna come destinazione subacquea a tutti gli effetti. Penso che manchi una consapevolezza di fondo e che gli operatori si trovino a dover creare opportunità in maniera autonoma, senza un supporto promozionale d’insieme strutturato”.
Insomma, per il prodotto turistico diving Sardegna, la strada è ancora tutta in salita.